La politica dell’UE può portare alla perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro

L’attesa decisione sull’autorizzazione all’uso industriale del Cromo VI può portare alla perdita di fatturato e alla delocalizzazione delle aziende al di fuori dell’UE

23/07/2016

Di seguito la traduzione redazionale del testo del comunicato stampa che può essere scaricato.

Nieuwegein, 21 luglio 2016

FME (la più grande organizzazione imprenditoriale nel settore della tecnologia olandese), Koninklijke Metaalunie (la più grande organizzazione olandese di imprenditori di PMI nel settore dei metalli) e Vereniging ION (la più grande organizzazione delle aziende olandesi di trattamento di superficie) sono profondamente preoccupati per la situazione dell’industria del trattamento delle superfici, e delle aziende tecnologiche che da tale trattamento dipendono. Una recente indagine economica condotta dalla società di ricerca e consulenza Panteia dimostra che vi è una forte probabilità che centinaia di aziende olandesi e migliaia europee saranno costrette a chiudere, con conseguente possibile perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro.

Prima della fine di quest’anno, la Commissione europea dovrebbe prendere una decisione in merito alla durata del cosiddetto “periodo di autorizzazione” di alcune sostanze chimiche utilizzate in varie industrie. L'Agenzia Europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha raccomandato la concessione di periodi di autorizzazione di quattro e sette anni per vari utilizzi del Cromo VI (Cromo esavalente).

Il trattamento dei metalli con Cromo VI è una fase del processo di produzione che può essere effettuata senza autorizzazione al di fuori dell’UE. La normativa europea consente l’importazione senza limiti di prodotti finiti come i rubinetti cromati, campanelli delle biciclette e alluminio trattato. La riparazione di componenti e la manutenzione di prodotti precedentemente trattati con Cromo VI possono essere affidati a paesi non UE. Ci vogliono 2 anni per presentare una domanda di autorizzazione e ECHA impiega altri 18 mesi per esaminarla. Oltre ai costi estremamente elevati sostenuti da chi chiede l’autorizzazione, i suoi clienti possono decidere di non attendere un eventuale esito negativo della procedura e possono optare per i fornitori fuori dell’UE. L’UE corre anche il rischio di perdere gli investimenti delle aziende multinazionali che devono decidere se investire milioni di euro nelle fabbriche nell’UE o altrove. Queste aziende vogliono la garanzia che la loro fabbrica non perda improvvisamente l’autorizzazione a produrre dopo quattro o sette anni.

FME, Koninklijke Metaalunie e Vereniging ION hanno inviato una lettera urgente con la quale si chiede alla Commissione europea di non adottare la raccomandazione dell’ECHA, e di concedere invece periodi di autorizzazione di almeno sette o dodici anni. Ciò può impedire l’imminente perdita di fatturato delle imprese dei Paesi Bassi e di altri paesi europei.

Panteia ha anche calcolato l’impatto economico della durata dell’autorizzazione del Cromo VI in tutti i 28 Stati membri dell’UE. Un periodo di autorizzazione di sette anni può portare alla perdita di circa 95.000 posti di lavoro che salgono a circa 305.000 se l’autorizzazione è concessa per un periodo di soli quattro anni. Le industrie coinvolte non si aspettano che la Commissione europea decida di non concedere alcuna autorizzazione del Cromo VI.

Sebbene il Cromo VI sia un agente cancerogeno, non sono disponibili alternative per molte applicazioni. Le industrie interessate sono del parere che le aziende dovrebbero sostituire il Cromo VI, se possibile, ma che l’autorizzazione deve essere concessa quando è necessaria. Grazie all’attuale livello di esperienza delle aziende e all’attento controllo delle autorità governative, oggi è possibile lavorare con il Cromo VI e i suoi composti in sicurezza. L’industria ha imparato dagli errori del passato. Tuttavia, le attuali disposizioni del Regolamento REACH spingono le aziende a delocalizzare le attività dall’UE in paesi con standard di consapevolezza e di controlli più bassi. Koninklijke Metaalunie, Vereniging ION e FME sostengono quindi un cambiamento di politica. Il Regolamento REACH e la legislazione sulla salute e sicurezza sul lavoro dovrebbe premiare le aziende che intendono mantenere queste attività all’interno dell’UE. Dobbiamo evitare una situazione in cui nell’UE si perdono posti di lavoro e opportunità economiche, mentre i problemi ambientali e di salute e sicurezza sul lavoro Europei sono “esportati” in altri paesi.