Regolamento REACH e politica industriale dell’Unione europea

06/03/2017

Il REACH è un regolamento molto articolato e complesso con obiettivi certamente ambiziosi che val la pena qui di ricordare: “ . . . assicurare un elevato livello di protezione della salute umana e dell'ambiente . . . nonché la libera circolazione di sostanze nel mercato interno rafforzando nel contempo la competitività e l'innovazione” (Art. 1(1)).
Non sorprende quindi che possano verificarsi dei casi particolari nei quali una gestione poco oculata dei processi di autorizzazione o di restrizione possa portare a ottenere effetti contrari a quelli perseguiti come sta accadendo nel caso del triossido di cromo.

Il triossido di cromo è utilizzato dall’industria galvanica per la deposizione elettrochimica di rivestimenti di cromo metallo. Il processo avviene in condizioni rigorosamente controllate. Il cromo metallo depositato è assolutamente innocuo e nessun altro rivestimento presenta tutte insieme proprietà e prestazioni paragonabili e questo spiega perché il cromo metallo è insostituibile e universalmente utilizzato e l’industria manifatturiera non ne può fare a meno.

Due interrogazioni alla Commissione Europea del Parlamentare Europeo On. Massimiliano Salini mettevano in evidenza, nell’agosto del 2015, le criticità dell’incertezza sul rilascio e sulla durata dell’autorizzazione all’uso del triossido di cromo.
Un’interrogazione faceva notare che “ di fronte alle incertezze dell’autorizzazione, gli imprenditori che possono delocalizzano, per produrre fuori dall’Unione europea – in condizioni di minor tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente – gli ottimi e innocui rivestimenti di cromo metallo di cui nessun provvedimento potrà mai ostacolare l’importazione. Tuttavia, muovere gli articoli cromati attraverso l’Europa non conviene e, se non si potranno più produrre in Europa, è prevedibile che anche l’industria manifatturiera che li utilizza prima o poi migrerà (ad esempio, il settore automobilistico e l’intera industria della difesa e quella aerospaziale)”.
L’altra metteva in evidenza che la durata dell’autorizzazione “deve certamente essere commisurata alla disponibilità di alternative ma deve anche garantire all’imprenditore di poter rientrare degli investimenti effettuati negli impianti produttivi. Nel caso della galvanica e del triossido di cromo solo una durata dell'autorizzazione di almeno 15 anni consente all'imprenditore di investire e continuare a produrre”.

Siamo giunti al marzo 2017 e tra 6 mesi (dal 21 settembre 2017) il triossido di cromo potrà essere utilizzato solo da chi dispone di un’autorizzazione. L’esito della richiesta presentata nel maggio 2015 dal CTACSub è avvolto nell’incertezza e quello che si sa sulla possibile durata di autorizzazione (4 o 7 anni) è allarmante.

Crede davvero la CE che si possano conciliare gli effetti negativi, e forse già irreversibili,di questa situazione di incertezza sulla struttura produttiva industriale che dipende dal cromo metallo con l’obiettivo ambizioso della Comunicazione “Per una rinascita industriale europea” di incrementare il contributo dell’industria al Prodotto Interno Lordo portandolo al 20% entro il 2020?

Una certa preoccupazione (che magari non sarà legata al destino del triossido di cromo ma alla quale certamente il triossido di cromo contribuisce) serpeggia nel modo produttivo che ha sentito l’urgenza di far sentire la propria voce. Più di 120 associazioni (ma il numero cresce di giorno in giorno) hanno sottoscritto la seguente dichiarazione congiunta a favore di una ambiziosa strategia industriale Europea (Joint Declaration for an ambitious EU industrial strategy).

(Traduzione redazionale dall’inglese)
L’Europa è la culla dell’industria manifatturiera ed è stata in prima linea nelle rivoluzioni industriali e nelle innovazioni tecnologiche. Negli Stati dell’Unione l’industria da direttamente lavoro a più di 34 milioni di persone impiegate in filiere produttive che comprendono centinaia di migliaia di piccole e medie imprese e più grandi fornitori e altri milioni di lavoratori sono impiegati nell’indotto.
L’industria manifatturiera europea ha una formidabile capacità di ricerca e innovazione, vanta una forza lavoro qualificata e si è guadagnata una reputazione per qualità e sostenibilità. Ciò di cui ha bisogno adesso è un pronto e determinato supporto da parte delle Istituzioni europee e degli Stati membri per creare più posti di lavoro e crescita in Europa.
E’ tempo di dare l'allarme circa le notevoli sfide che tutti ci troviamo ad affrontare. Tra il 2000 e il 2014, la quota della manifattura sul totale della produzione Europea è scesa dal 18,8% al 15,3%, mentre 3,5 milioni di posti di lavoro sono stati persi nell’industria manifatturiera tra il 2008 e il 2014. Nel frattempo, i paesi di tutto il mondo stanno mettendo l’industria al primo posto della loro agenda politica. La strategia “Make in India” mira ad assicurare che l’India sia“la prossima destinazione della manifattura” e il “Made in China 2025” mira a trasformare la Cina nella “prima potenza manifatturiera”. Il recente spostamento degli Stati Uniti verso “America First” avrà inevitabilmente un forte impatto sulla loro politica industriale.

All’inizio del suo mandato, il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker ha identificato la reindustrializzazione dell’Europa come una delle sue maggiori priorità e ha confermato l’obiettivo di aumentare la quota dell’industria al PIL europeo al 20% entro il 2020. Mentre si avvicina la preparazione del prossimo Quadro Finanziario Pluriennale, è di vitale importanza per la Commissione europea agire e aiutare l’UE a rimanere una potenza industriale globale competitiva in gioco in un mercato mondiale più giusto.

Perciò noi, che rappresentiamo l’industria manifatturiera europea con la sua vasta gamma di settori, invitiamo la Commissione europea a:
riaffermare il suo impegno a raggiungere l’obiettivo del 20% del PIL prodotto dall’industria con un calendario ambizioso e realistico;
adottare un Piano d’Azione per affrontare le sfide che i settori industriali si trovano davanti, nel quadro di una comunicazione che comprenda passi e tappe concrete; e
impegnarsi a implementare questo Piano d’Azione tempestivamente e riferire regolarmente sui progressi compiuti.

Gli Stati membri e il Parlamento europeo hanno affermato chiaramente il loro pieno sostegno per una forte strategia industriale europea tramite le conclusioni del Consiglio europeo che chiedono di rafforzare e modernizzare la base industriale della UE (15 dicembre 2016) e la risoluzione del Parlamento sulla necessità di una politica di reindustrializzazione europea (5 Ottobre 2016).

Noi, firmatari di questa dichiarazione congiunta, siamo pronti a intensificare la nostra cooperazione con la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio Competitivitàper definire e implementare questa ambiziosa e coordinata strategia industriale europea che contribuirà a salvaguardare il primato mondiale dei produttori europei e posti di lavoro in Europa.